PANORAMICA GENERALE, LETTURE CONSIGLIATE
Poeti e narratori nel corso dei secoli hanno descritto e illustrato l'esercizio fisico nei rispettivi linguaggi, coltivando diverse concezioni dell'atletismo, descrivendo tecniche e strategie di sfide e combattimenti, plasmando imprese e figure autentiche di campioni o creando eroi del tutto immaginari, investigando aspetti positivi e negativi della passione agonistica. La letteratura legata allo sport subisce nei secoli una costante metamorfosi, si trasforma seguendo i cambiamenti che investono varie attività atletiche, combattive e ludiche, risentendo congiuntamente delle mutazioni dei sistemi e dei modi della comunicazione, a seconda delle epoche e delle civiltà. [...]
La genesi del rapporto tra Albert Camus e il calcio è spesso ridotta alla celebre – quanto inesatta – citazione che recita: “Ce que je sais de la morale, c’est au football que je le dois” (Quel che so della morale lo devo al calcio). Come cercheremo di mostrare, però, queste parole riassumono in modo approssimativo sia 1) il rapporto di Camus col pallone sia 2) il ruolo che quest’ultimo ha avuto sul Camus politico, letterato, filosofo. Tanto per cominciare, la reale citazione di Camus sulla morale è sensibilmente diversa da quella di cui sopra:
Le Olimpiadi di Helsinki del 1952 e quelle di Roma del 1960 ebbero come cronisti d’eccezione, rispettivamente, gli scrittori Italo Calvino, per il quotidiano l’Unità, e Pier Paolo Pasolini, per la rivista Vie nuove. Qual è stato il rapporto dei due celebri letterati con lo sport? Di Calvino, che separava nettamente il lavoro di giornalista da quello di scrittore, il filmato presenta gli articoli scritti in occasione delle Olimpiadi del 1952 e dedicati al grande campione finlandese del mezzofondo degli anni venti, Paavo Nurmi, e al marciatore italiano Giuseppe Dordoni. [...]
Oggi dialogano due libri lontani sedici anni l’uno dall’altro, eppure vicini nell’intento di convincere i propri lettori di quanto lo sport e la letteratura abbiano da dirsi, di come la letteratura sportiva possa essere un genere dalla splendida dignità e di come il gesto atletico possa diventare (tutt’altro che metaforicamente) poesia. Quindici anni fa parlare di letteratura sportiva era più complicato, per cui come premio al coraggio e per dovere di “anzianità” editoriale, partiamo da Folco Portinari, Il portiere caduto alla difesa. Il calcio e il ciclismo nella letteratura italiana del Novecento (Manni, 2005). L’operazione ardita Folco Portinari la dichiara nella sua introduzione: “Questo libro, insomma, vuole essere l’esemplare dimostrazione di un paradosso (o è il libro stesso un paradosso), l’inconciliabilità di due fenomeni: lo sport e la letteratura”. [...]
Per farsi un’idea concreta della mutevole sensibilità culturale nei riguardi dello sport (che si riflette nella varietà delle scritture sportive) ed anche della loro diffusione precoce sin dai primi anni del XIX secolo, può essere utile intraprendere un percorso bibliografico all’interno delle cosiddette “Antologie sportive”. La loro nascita e diffusione significa infatti, da un lato la presenza di un corpus di opere e di autori a cui attingere con un’ampia possibilità di scelta; dall’altro l’esistenza di un pubblico potenziale a cui riferirsi. Si trattava di quei lettori che già potevano trovare testi di argomento sportivo, anche differenti dalle normali cronache giornalistiche, nelle sedi più diverse, dalla classica Gazzetta dello Sport a riviste specializzate, quali ad esempio Il Mezzogiorno sportivo, oppure il Ciclismo o la Gazzetta del Ciclo. [...]
Vent’anni fa se ne andava Osvaldo Soriano, dopo un delicato intervento chirurgico ai polmoni, bruciati dalle innumerevoli sigarette consumate davanti alla sua macchina da scrivere. Dai tasti uscivano articoli che parlavano di sport solo apparentemente, in realtà descrivevano la vita dei poveri delle baraccopoli di Buenos Aires, parlavano dell’America Latina, di politica, di film, di letteratura, di arte e del tango di Carlos Gardel. Osvaldo Soriano diceva di essere inadeguato al mestiere di giornalista sportivo, perché riteneva che lo sport fosse una cosa troppo grande per sentirsi competente, in compenso sosteneva di avere una grande capacità di raccontare storie. E nei suoi articoli, scritti sul manifesto in occasione dei mondiali del 1990 disputatisi in Italia, la poetica del racconto emergeva con forza. [...]